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Alle volte dei muri di un paese di sera

Rivive all' ombra Di un fiore Chinato Dal sonno Della somma Stagione Un ticchettio  Ridotto, Una muta Speranza, Vago riflesso Di un lento Dormiveglia In disuso. Beltà a tratti Vibra tra neri Accordi, A ridosso di Un seme Che terra Muta custodisce, Posto nel ventre Incolume, Ormai redento. Tu sei come un cielo Distratto Che nessuno  Ha raccolto, Uno sguardo sommesso Lasciato in disparte Che attende la fine Alle volte dei muri Di un paese Di sera. Tu sei come una fiamma Vibrante Che lenta resiste Ai sussulti  Di un turbamento, Lacrime spente  Che gli occhi rapiti Disdegnano E fosche Piano lasciano andare.

Figlia lontana di cenere e sogni

Trucida l' amara essenza, Figlia lontana  E recondita, Cresce distratta  Tra buchi Di una valle nascosta E dismessa. Fitta di rovi Si accascia Su polvere e lacrime Sporche, Dal mare lasciata Tra cenere e sogni Bruciati Di un rude candore. L' attesa fosca Breve riecheggia Tra i bulbi costretti Dal cuore di una Notte di brace, Indenne allo scuro Crepitio di un tempo Sinuoso nei passi. Rimbomba tra crepe Di un gracile suolo Questa torbida Vana venuta. Stringe le fragili Dita attorno Al secco vincastro, Irrisolta, Sdraiandosi ferma Ai margini densi  Di uno scarno  Tempo destino, Avvolto da lievi, Stremati, Sussurri di vento.

Respiro indenne

Sguscia via,  Via dalle ombre, Tra lo sguardo Cupo Dei rancidi rami -E il crepitio morto Di un focolare  Acerbo- Il sibillino ricordo, Sfumato tra voci Di un coro del tempo, Che di notte pervenne A ridosso di una Triste litania, Luce dai colli Sopra buie terre  Mature. Caddero spente Le ultime candele Che luce Viandante Posero al tremolio Dei passi, Distratte dal giogo Dei cauti cipressi, Tese e rarefatte Dal veleggiare Assorto dei densi  Latrati Di un segreto desiderio. L' oggi pone gli ormeggi Stanco del fresco brusio Del vento. A ridosso di un nudo Corpo, il vagare Perenne poggia Lo sguardo Su un cuore Ancora trafitto Da rocce, Ma nel pulsar Di vita, dal respiro Stretto indenne.

Recensione a cura di Francesca Mezzadri su Satisfiction

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Note assorte di nuda misericordia

Lungi di poco Dal fiocco distratto Di stelle  Su cui si posò  Un arcano, ruvido Incanto, Vestì passi dismessi Lenta ombra di luna, Varcata nei solchi  Di un' età innocente Da una bruna reminiscenza, Da una voce redenta, Dal ricordo sbiadito Che fu una vana  Striscia di assenza. Sorti vide trafiggere Immonde. Schiere di lunghi boati Accolse nel sonno  Tra lacrime dure, Assorte. Messi raccolse Tra braccia di grano. Intrusi campi di fiori Attraversò, silente, Accarezzando Nitidi abbracci Che furono un sogno, Una cauta ferita,  Un rogo calciante Gettato dall' umana Fine di una persa -E costretta nei duri Fossi di lago- Notte di nuda Misericordia.

Una storia vuota

Densi ritorni Frantumano L' ultimo inchino Agli occhi Di un pallido Suolo. Lieve Rimase silente, Lieve riemerse Pulsante Nella lunga distesa Delle ore più ferme, Tra fiori incolti Sotto nuvole E schegge Di un ruvido Manto  E tiepide scaglie  Di un gelo sincero.

Convergenze incolumi

Disperdono nubi accorte Il brusio affranto Di brune nitide onde. Raggela al lento Finir di una sera Il nodo nudo infranto Che dondola assorto Nel sogno di una chiara Schiuma di manto. Nettare vibra in uno Sguardo sincero, che vero  Si aggrappa a un destino, A un morso costretto, Al nero stringersi denso Di una sorta vaga distanza.

Trecce di lampi e naufraghi rovi

Stringe una pendula  Ampolla il triste Desiderio Di bianco silenzio, Il lascito denso Di una voce Che piano svanisce, Che vedo accasciarsi In un pianto Tra crudi nodi di terra. Beltà nuda si erge, E fitta, ferma, Sfiorisce. Lieve riecheggia  Alla fine di sottili Fili di cielo, Tra i vacui rintocchi Di una lunga discesa. Candidi i fiocchi Di questa stagione Che l' ora assorta Muta assapora. Avvinghia sola Le labbra una notte. Ruvida abbraccia  Il socchiudersi perso Di un esodo arcano. L' angolo storto Di questa stanza In cammino È tardo rifugio. Cullo le messi A venire Tra schegge di fini Ricordi e trecce Di lampi, Con gli occhi Protesi ai  Languidi resti  Di naufraghi rovi.

Silenzio tra i passi di un lago

Piega contorta Nel ventre di allora Lieve si insinua. Ruvido ammasso Di lucidi doni Su pietre accorte Nudo sfiorisce. Rimbocca  Uno Sguardo  Il passo Curato e disposto Alla foce di un breve Sorriso. Fresca dimora Una voce celeste  Tra chiari Riflessi di minime Onde, vacui Silenzi  Di quest'ultimo nato Lago donato.

Feritoie assenti e notti

Notturna senziente Luce dimora Tra fitti raggi Arricciati Di un obliquo  Silenzio. Sguscia Al vibrare Di un vano Risorto  Tormento, Denso, Disfatto, Morbido  Al tatto. Scalda  Tra nudi  Sussulti  I pianti Sommersi Di un oracolo Morto, Mite ricordo Di un tulipano. Lividi fiocchi Feriti Urlano dentro. Muto discende Il lungo Sentiero Tra schegge  Smunte Di lorda Vanità. Baciano Pallide Labbra Nitide stelle Sorte lontano.

Rumori al buio bivacco

Sfumatura assorta Di questa luna Regge una notte  Stretta in attesa. Sente il respiro Un' elevazione Contratta, Con lo sguardo A un fiorire prossimo Che cerca colori  Nei luoghi dei sogni. Sfocata rinuncia Lascia sbocciare  Pace e dolore Dove passasti. Tornerà forse Una nebbia tra I banchi di questo Silenzio che  In un cielo In un pianto Riporto.

L' ultima voce del mesto paese

Nella sua stanza  Il silente respiro Di una polvere Densa, L' ultimo ritiro Da un viaggio Taciuto, Di cui solo  Odo un sommo Nascosto Rumore. Ferma, nuda Sostanza, Il tiepido  Magma Del tempo Incastrastri. Puro livore Uno sguardo  Non regge. Le nebbie E i vaghi Rientri Dei colli Mesto trapassa. Lascia su Gracile mano Un ricordo Di amore lontano. Vacilla nel nascere  Tondo una fitta Natura. Nel crudo Tramonto A un cielo  Rivolto, Nel fondo  Riemerso tra  Lievi rumori, Bruna risorge L' alba succinta  Di un gelo  Canuto, Che forma Indifesa e  Muto pallore Ha delle dune Di un paese Di un cuore.

L' ordine di una luna che verrà

Vertono nudi riflessi Tra i pori desueti Verso una calda Immensità. Rubano al trambusto Il parvo ordine, Al mite arbusto La linfa e l' essenza Degli occhi di una dea. Lenta una candida luna All' imbrunire sfiorisce. Breve la torbida acqua Sorseggia il mite Ristoro che regge Ombre ritorte E vana caducità.

Tra fiumi sottili e acri raduni

Mansueto rivoltare Di quelle spoglie Che furono al lume Ridotte tra fili E acri raduni. Notturno pallore Notte rifugge L' immemore sogno Che fu dal tempo Sottratto E nel calice di fuoco Bruciato.

Susseguirsi interrotto sul fondo di un dono

Lento morir di un' estate Tra i prugni ondulati  E i bianchi riflessi Riecheggia. Leva il suo sguardo Tra arcani passi e Miti, tenui diletti. Intrepido tuona  Tra sassi e viadotti  Dispersi, Al cospetto del finir Di un incanto Sfruttato, Un brusio malfatto, Artefatto,  In briciole ridotto, Che vite vicine Come ospiti Indegni  Ha nel cuore E ha di mondo. Frastuona il rigore Del salto lasciato. Il grigiore immondo Penetra Inerme tra i simili Vissuti di una voce Incolore. Tiepida, breve, Fitta, Interrotta Riempie  Distratta Il fosco brusio Di un angolo Terso. Un microcosmo Di neve Luce ripone Negli occhi Socchiusi Del silenzio Di una stanza.

L' amara stanza

Tra gemme di fiori E brevi sussulti Colti dal cesto Di anni Rincasavi assorta. Da un sottofondo  Ambrato  Stanco il ticchettio  Di una pioggia Lascia la sua dimora. Natura morta  A ritroso Abbraccia Il sangue che lieve Appassisce. Nuda si erge Sul precipizio  Una nuvola intonsa Che copre la stanza.

Di stormi, ricordi e tenui fruscii

Lenta sfinita Risorge una stretta. Divaga una brezza Tra mari sopiti  E tra ricordi e sospiri Nel folto culmine  Di un' amara tempesta. Vicissitudini e resti Di una sorpresa. Riccioli e vesti Di una iraconda Venuta, tradita, Deposta sul fondo Di una finitudine Malassortita, Distratta, scacciata, Rivolta ad un lampo Di una notte di resa, Bandita nel canto Di una tenue dimora Mai presa. Cala tra pallidi giunchi L' eco di un incontro  Di allora, il denso fruscio, Uno stormo, che battiti Assolti ha tra le sue braccia Nel pallido gelo Celati.

Strette di carne

Rende chissà  Una voce carne Redenta, l' ombra Paffuta di un nodo, La nuda essenza di Un volo, il taciuto fluire Di un manto che neve Di notte silente ricorda E stringe in un chiaro Dolore il contrito Rimpianto,  Sibilo che fonde le ossa. Nel marcio che nero  Sovrasta La parte buia  Nel retro del lume Non ti fermare, Nel lento grigiore Che strozza i ciechi Germogli di un canto Non ti posare.

Battiti nudi e fondi di argento

Levante striscia e Solo verrà  Nel grigiore pallido di Un'antica notte livida Immonda  A brancare il fondo Torbido, incolto Dei ricordi e attimi Insonni, luridi, incolti. Mentre ristora  Il tempo verrà  A rubare il mondo Ad anime assorte, A gridare che l' era Distorta  Turbo' un disordine. Fu buio e frammenti Di vetro sottile, Fu cocci di argento E posate conchiglie. Fu qualcuno che Dal nero inclinato Risorgerà.

Di rotte e di noie tra sussurri di vento

Sete, Tra sottili Colonne di buio Riaffiora, Nei pressi del sangue Che fu questa antica Dimora. Dovrei nel culmine Di un artefatto Nascosto Il morso Celare, Nel viso  Di un mondo Stringere Il tocco Del vento e poi Naufragare. Tra i densi Rododendri Una scia di noia Abbassa la testa E i capelli Sottili Si lascia Accarezzare. Rivivo ogni scheggia, Un attimo che volge Al tramonto  Ad ogni sussulto. Ricordo le braci Lontane Di una carezza, Il soffio dal molo Distante Che porta a quel Tempo una candida Brezza. Rimane l' eco del coro, Una luna che pensa, Silente, Una gioia che volge Le mani al passato, Quel ramo che perito Pende cadente, Con gli occhi dispersi In un senso ormai Dirottato.

Gli antichi fiori

Tirata  Dagli occhi Di uno sguardo Sgomento, Lieve si ammassa, Fluida deborda Placida onda, Chicco di grano Breve custode In una verde Valle  Dal calore Ancestrale. Nulla in fermento Riposa tra i lunghi Patti. Il vento sceglie Gli echi del mare, I chiari colori Corrosi dal sale. Giace in riposo Una fede Che l' antico Connubio Lego' Ai primi fiori Di assenza.

Rifiniture di recondite elevazioni

Vano sorseggia Un turbine Accorto  Brusio incolto, Sguardo vetusto Di mondo, Buio scricchiolio Raggomitolato Di cauta sfumata Breve dimora. Voltasi a un levar Di sussurri E taciuti silenzi, Passi scomposti. L' ombra di un volto Brucia e rincuora, Lieve ferisce, Scalda e deturpa Il recondito nodo, Grido di allodola. Verrà la notte Il sangue del sogno, L' ultimo dono -Vago riflesso Stracciato- Di cui sguardo Abbisogna.

Recondita sete di un vano solfeggio

Nera rivolta scardina Un sole pieno a metà. Voce fluida, assorta Ribalta il tepore Costretto dai fini Lacci avvolti Di trucioli Di vene e desideri, Di lampi e di sogni. Vera rivolta, una faccia Avvolta da un grido Di sorte bruno a metà, assorto. Riecheggia Un cumulo crudo  Di grano, un lento Risveglio che non più Fa baccano. Nuvole e densi sospiri Sorgono all' alba di Ogni deserto, nel fiero Momento in cui il tocco È tardivo e giunge invano Alla recondita sete.

Di sangue il ricordo di un tepore marino

Fragili sorrisi, Vetusti, Calati -E colti Improvvisi- Spazzati via Redenti, Ancora  Frammenti E trucioli Fini Di un vano Momento, Ancora miscugli Di un tempo Frugale, Di un battito Lento. Resta di allora  Una muta Chimera Che mai Un sogno -Posto in  Disuso- Abbandonerà, Che mai un lungo Addio  Frammisto A uno schiocco, A un vuoto Boato, Nel muto  Frastuono  Dimenticherà. Trova in un cuore Il sangue e Il respiro, Il nome E il sigillo, Che teme  Finora L' affacciarsi A ponente, Di un fioco Rabbuio, Il seme Primorde Di un denso Mistero. Dondola ancora Il tenue tepore  Marino Tra le scaglie Di sabbie, Tra i resti  Di sale, E culla Dimentico Di una persa Libertà  Gocce e silenzio Tra fili Sottili, Trama nutrita Di fini ricordi.