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Rumori al buio bivacco

Sfumatura assorta Di questa luna Regge una notte  Stretta in attesa. Sente il respiro Un' elevazione Contratta, Con lo sguardo A un fiorire prossimo Che cerca colori  Nei luoghi dei sogni. Sfocata rinuncia Lascia sbocciare  Pace e dolore Dove passasti. Tornerà forse Una nebbia tra I banchi di questo Silenzio che  In un cielo In un pianto Riporto.

L' ultima voce del mesto paese

Nella sua stanza  Il silente respiro Di una polvere Densa, L' ultimo ritiro Da un viaggio Taciuto, Di cui solo  Odo un sommo Nascosto Rumore. Ferma, nuda Sostanza, Il tiepido  Magma Del tempo Incastrastri. Puro livore Uno sguardo  Non regge. Le nebbie E i vaghi Rientri Dei colli Mesto trapassa. Lascia su Gracile mano Un ricordo Di amore lontano. Vacilla nel nascere  Tondo una fitta Natura. Nel crudo Tramonto A un cielo  Rivolto, Nel fondo  Riemerso tra  Lievi rumori, Bruna risorge L' alba succinta  Di un gelo  Canuto, Che forma Indifesa e  Muto pallore Ha delle dune Di un paese Di un cuore.

L' ordine di una luna che verrà

Vertono nudi riflessi Tra i pori desueti Verso una calda Immensità. Rubano al trambusto Il parvo ordine, Al mite arbusto La linfa e l' essenza Degli occhi di una dea. Lenta una candida luna All' imbrunire sfiorisce. Breve la torbida acqua Sorseggia il mite Ristoro che regge Ombre ritorte E vana caducità.

Tra fiumi sottili e acri raduni

Mansueto rivoltare Di quelle spoglie Che furono al lume Ridotte tra fili E acri raduni. Notturno pallore Notte rifugge L' immemore sogno Che fu dal tempo Sottratto E nel calice di fuoco Bruciato.

Susseguirsi in dono

Lento morir di un' estate Leva il suo sguardo Tra fissi arcani passi Diletti. Intrepido tuona tra sassi Al cospetto del finir Di incanto di un brusio Artefatto che vite vicine Ha di mondo. Frastuona il rigore Del salto lasciato. Il grigiore immondo Penetra tra i simili Vissuti di una voce Che riempie la stanza.

L' amara stanza

Tra gemme di fiori E brevi sussulti Colti dal cesto Di anni Rincasavi assorta. Da un sottofondo  Ambrato  Stanco il ticchettio  Di una pioggia Lascia la sua dimora. Natura morta  A ritroso Abbraccia Il sangue che lieve Appassisce. Nuda si erge Sul precipizio  Una nuvola intonsa Che copre la stanza.

Di stormi, ricordi e tenui fruscii

Lenta sfinita Risorge una stretta. Divaga una brezza Tra mari sopiti  E tra ricordi e sospiri Nel folto culmine  Di un' amara tempesta. Vicissitudini e resti Di una sorpresa. Riccioli e vesti Di una iraconda Venuta, tradita, Deposta sul fondo Di una finitudine Malassortita, Distratta, scacciata, Rivolta ad un lampo Di una notte di resa, Bandita nel canto Di una tenue dimora Mai presa. Cala tra pallidi giunchi L' eco di un incontro  Di allora, il denso fruscio, Uno stormo, che battiti Assolti ha tra le sue braccia Nel pallido gelo Celati.

Strette di carne

Rende chissà  Una voce carne Redenta, l' ombra Paffuta di un nodo, La nuda essenza di Un volo, il taciuto fluire Di un manto che neve Di notte silente ricorda E stringe in un chiaro Dolore il contrito Rimpianto,  Sibilo che fonde le ossa. Nel marcio che nero  Sovrasta La parte buia  Nel retro del lume Non ti fermare, Nel lento grigiore Che strozza i ciechi Germogli di un canto Non ti posare.

Battiti nudi e fondi di argento

Levante striscia e Solo verrà  Nel grigiore pallido di Un'antica notte livida Immonda  A brancare il fondo Torbido, incolto Dei ricordi e attimi Insonni, luridi, incolti. Mentre ristora  Il tempo verrà  A rubare il mondo Ad anime assorte, A gridare che l' era Distorta  Turbo' un disordine. Fu buio e frammenti Di vetro sottile, Fu cocci di argento E posate conchiglie. Fu qualcuno che Dal nero inclinato Risorgerà.

Di rotte e di noie tra sussurri di vento

Sete, Tra sottili Colonne di buio Riaffiora, Nei pressi del sangue Che fu questa antica Dimora. Dovrei nel culmine Di un artefatto Nascosto Il morso Celare, Nel viso  Di un mondo Stringere Il tocco Del vento e poi Naufragare. Tra i densi Rododendri Una scia di noia Abbassa la testa E i capelli Sottili Si lascia Accarezzare. Rivivo ogni scheggia, Un attimo che volge Al tramonto  Ad ogni sussulto. Ricordo le braci Lontane Di una carezza, Il soffio dal molo Distante Che porta a quel Tempo una candida Brezza. Rimane l' eco del coro, Una luna che pensa, Silente, Una gioia che volge Le mani al passato, Quel ramo che perito Pende cadente, Con gli occhi dispersi In un senso ormai Dirottato.

Gli antichi fiori

Tirata  Dagli occhi Di uno sguardo Sgomento, Lieve si ammassa, Fluida deborda Placida onda, Chicco di grano Breve custode In una verde Valle  Dal calore Ancestrale. Nulla in fermento Riposa tra i lunghi Patti. Il vento sceglie Gli echi del mare, I chiari colori Corrosi dal sale. Giace in riposo Una fede Che l' antico Connubio Lego' Ai primi fiori Di assenza.

Rifiniture di recondite elevazioni

Vano sorseggia Un turbine Accorto  Brusio incolto, Sguardo vetusto Di mondo, Buio scricchiolio Raggomitolato Di cauta sfumata Breve dimora. Voltasi a un levar Di sussurri E taciuti silenzi, Passi scomposti. L' ombra di un volto Brucia e rincuora, Lieve ferisce, Scalda e deturpa Il recondito nodo, Grido di allodola. Verrà la notte Il sangue del sogno, L' ultimo dono -Vago riflesso Stracciato- Di cui sguardo Abbisogna.

Recondita sete di un vano solfeggio

Nera rivolta scardina Un sole pieno a metà. Voce fluida, assorta Ribalta il tepore Costretto dai fini Lacci avvolti Di trucioli Di vene e desideri, Di lampi e di sogni. Vera rivolta, una faccia Avvolta da un grido Di sorte bruno a metà, assorto. Riecheggia Un cumulo crudo  Di grano, un lento Risveglio che non più Fa baccano. Nuvole e densi sospiri Sorgono all' alba di Ogni deserto, nel fiero Momento in cui il tocco È tardivo e giunge invano Alla recondita sete.

Di sangue il ricordo di un tepore marino

Fragili sorrisi, Vetusti, Calati -E colti Improvvisi- Spazzati via Redenti, Ancora  Frammenti E trucioli Fini Di un vano Momento, Ancora miscugli Di un tempo Frugale, Di un battito Lento. Resta di allora  Una muta Chimera Che mai Un sogno -Posto in  Disuso- Abbandonerà, Che mai un lungo Addio  Frammisto A uno schiocco, A un vuoto Boato, Nel muto  Frastuono  Dimenticherà. Trova in un cuore Il sangue e Il respiro, Il nome E il sigillo, Che teme  Finora L' affacciarsi A ponente, Di un fioco Rabbuio, Il seme Primorde Di un denso Mistero. Dondola ancora Il tenue tepore  Marino Tra le scaglie Di sabbie, Tra i resti  Di sale, E culla Dimentico Di una persa Libertà  Gocce e silenzio Tra fili Sottili, Trama nutrita Di fini ricordi.

Voce a maggese

Lurida assenza Il placido ventre Nel terso decoro Di primo meriggio Assapora. Ristora una voce Lontana Il vago ricordo Dei monti. Ritorna a placare Le zolle dimesse Il rintocco pacato Delle lunghe Campane  Di una sola nota Assurda Di breve e feconda Dolce Reminiscenza.

Di spine e sorsi di vita

Al culmine Fosco Di un nudo Versante Sorvola Una luna Le membra Deposte Su calici Assorti, Rivoli Densi di Ossa e apparenza. Sorgono In fondo Al marcio Liquame  Rotte sembianze. Girovagare In tondo Il silenzio Feconda Spine e Sorsi di vita. Rigide vane Insorgono Accanto Al fulcro Tormento Che vessa L' ancora Sorto Fiorito Manto Dei sogni Di un placido Allora.

Di bruma e vane sembianze

Densità senza riposo, Ristoro adorna Invano Tue mute sembianze. Lieve il costato tocca Luce frugale. Rugiada in fondo Brulica A questo strato Folto di bruma.

Passi del simile

Un unico tempo Stasi frastorna, Getta più in là, E infine deborda. Ribalta un suolo Denso, ricolmo Di attese e  Di pioggie Cadenti, Che un breve Respiro Congiunge, Disgiunge E di poco Un sussulto Teme e Riallaccia. Lento Un movimento  Continuo Perdona il tormento E infine sbiadisce. Al cospetto  Del crepitio Di un ultimo Focolare Scandisce Il fascio muto  Delle ore. Giunse al bivio Interrotto -Terso decoro- Il nudo passo Del simile, Con vesti Lacere da Fiero Viandante.

Decori

Una cancellazione  Domina i grotteschi Anfiteatri cullati Nella lorda vanità. Verità, le altre sere Verrai a scuotere Immensa Le estati malferme. Beltà che appari Non chiedere nulla Al supplizio Del giogo del tempo. Rimarrà una sola Cadenza, una fragile Foglia autunnale Che stretta si aggrappa Ai suoi bordi irrisolti Lungo la sua dura Caduta.

Affrante velleità

Pioggia lieve ticchetta Piano, fugge  Da uno sguardo riflesso Nei densi colori di un Molo lontano dai fitti Detriti di Questa scura via Che gronda immensità. Scuote un vano Bisbiglio l' attesa Improvvisa Di una salvezza. Fermo, il torbido Rumore di un fondo Mai giunto  Affranto Si genuflette Innanzi al coro  Di un falso Azzurro  Che brucia il Passato.

Esterni a ponente

Esterno, Polvere ritratta Tra pallidi buchi Del silenzio. Intermezzo, Stride il cardine Cieco di una luna Deposta, che  Pallida luce pone In rigetto Al finir nero Di una falda A ponente. Verrà una pioggia Ogni tocco di sera -E ogni balzo Che schiude mattina- A bagnare le terre Passate, Da poco riapparse, Per poco Riemerse. Sarà scura,  Tra i socchiusi Battiti E la scolorita Attesa Che incombe Ai piedi Di un' alba Indecente. Suo il sapore Sarà  Di un intenso Fragore Che un mondo Terso dischiude. Sarà l'attimo Perso,  Il nudo atto Disperso,  L' aprirsi In dono Dei tuoi occhi Un tempo Rannicchiati E appena socchiusi.

Respiri e bugie

Un bisogno tiepido, Resiste una città  Sola. Solo esiste Un Vago, buio  Di un cuore Brillio. Denso resiste Tra le lame Infinite di una Storia reietta Dagli scarni bordi Nel placido nulla Riflessi. Nel movimento Vano del giorno Disfatto, Una nuda vita In un solco  Di vetro Breve persiste, Ai limiti Di un arcipelago  Nudo, spoglio  Di candide bugie E di intensi respiri. Una visibilità fievole Il folto deserto  Di strade incolte  Sorvola. Rumorio ingaggia Il parco distrarsi Dagli occhi spenti In un interrotto Sporco fluire  Di onde cariche Di beata, incolta Subdola vanità.

Poesia

Mescola via L' evanescenza Ingorda Di questa notte In festa, Di fango E di urla, -Stanca degli Urti- Dai bianchi Sussulti, Che alberi verdi Di ombre perse Ebbra sorvola, E mesta trascina In un torbido Triste confine Fino all' ultima Scala posta Sul fulcro In cima Ad una salita.

Venature di ricordi

Tremula nudità, Risacca nel luogo Dei nostri ricordi. Curva un docile  Abbraccio, La stretta  Ferma, breve Si insinua. Flebili note, Arse memorie, Cenere accoglie Gli sguardi spersi Di stelle ammiccanti Che, col paco rumore Portato dal vento Sin qui riverse Poi giungeranno.

Mura di Ottobre

Scostano graffi Assorte melodie Lievi assurde Parvenze Sul sottosuolo Zitto Di questa  Scarna città  Dimenticata. Ondulate tracce Incidono Le mura Tra i minuti deposte. Un intricato assenso Rende solida La muta misura Del silenzio.