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Recondita sete di un vano solfeggio

Nera rivolta scardina Un sole pieno a metà. Voce fluida, assorta Ribalta il tepore Costretto dai fini Lacci avvolti Di trucioli Di vene e desideri, Di lampi e di sogni. Vera rivolta, una faccia Avvolta da un grido Di sorte bruno a metà, assorto. Riecheggia Un cumulo crudo  Di grano, un lento Risveglio che non più Fa baccano. Nuvole e densi sospiri Sorgono all' alba di Ogni deserto, nel fiero Momento in cui il tocco È tardivo e giunge invano Alla recondita sete.

Di sangue il ricordo di un tepore marino

Fragili sorrisi, Vetusti, Calati -E colti Improvvisi- Spazzati via Redenti, Ancora  Frammenti E trucioli Fini Di un vano Momento, Ancora miscugli Di un tempo Frugale, Di un battito Lento. Resta di allora  Una muta Chimera Che mai Un sogno -Posto in  Disuso- Abbandonerà, Che mai un lungo Addio  Frammisto A uno schiocco, A un vuoto Boato, Nel muto  Frastuono  Dimenticherà. Trova in un cuore Il sangue e Il respiro, Il nome E il sigillo, Che teme  Finora L' affacciarsi A ponente, Di un fioco Rabbuio, Il seme Primorde Di un denso Mistero. Dondola ancora Il tenue tepore  Marino Tra le scaglie Di sabbie, Tra i resti  Di sale, E culla Dimentico Di una persa Libertà  Gocce e silenzio Tra fili Sottili, Trama nutrita Di fini ricordi.

Voce a maggese

Lurida assenza Il placido ventre Nel terso decoro Di primo meriggio Assapora. Ristora una voce Lontana Il vago ricordo Dei monti. Ritorna a placare Le zolle dimesse Il rintocco pacato Delle lunghe Campane  Di una sola nota Assurda Di breve e feconda Dolce Reminiscenza.

Di spine e sorsi di vita

Al culmine Fosco Di un nudo Versante Sorvola Una luna Le membra Deposte Su calici Assorti, Rivoli Densi di Ossa e apparenza. Sorgono In fondo Al marcio Liquame  Rotte sembianze. Girovagare In tondo Il silenzio Feconda Spine e Sorsi di vita. Rigide vane Insorgono Accanto Al fulcro Tormento Che vessa L' ancora Sorto Fiorito Manto Dei sogni Di un placido Allora.

Di bruma e vane sembianze

Densità senza riposo, Ristoro adorna Invano Tue mute sembianze. Lieve il costato tocca Luce frugale. Rugiada in fondo Brulica A questo strato Folto di bruma.

Passi del simile

Un unico tempo Stasi frastorna, Getta più in là, E infine deborda. Ribalta un suolo Denso, ricolmo Di attese e  Di pioggie Cadenti, Che un breve Respiro Congiunge, Disgiunge E di poco Un sussulto Teme e Riallaccia. Lento Un movimento  Continuo Perdona il tormento E infine sbiadisce. Al cospetto  Del crepitio Di un ultimo Focolare Scandisce Il fascio muto  Delle ore. Giunse al bivio Interrotto -Terso decoro- Il nudo passo Del simile, Con vesti Lacere da Fiero Viandante.

Decori

Una cancellazione  Domina i grotteschi Anfiteatri cullati Nella lorda vanità. Verità, le altre sere Verrai a scuotere Immensa Le estati malferme. Beltà che appari Non chiedere nulla Al supplizio Del giogo del tempo. Rimarrà una sola Cadenza, una fragile Foglia autunnale Che stretta si aggrappa Ai suoi bordi irrisolti Lungo la sua dura Caduta.

Affrante velleità

Pioggia lieve ticchetta Piano, fugge  Da uno sguardo riflesso Nei densi colori di un Molo lontano dai fitti Detriti di Questa scura via Che gronda immensità. Scuote un vano Bisbiglio l' attesa Improvvisa Di una salvezza. Fermo, il torbido Rumore di un fondo Mai giunto  Affranto Si genuflette Innanzi al coro  Di un falso Azzurro  Che brucia il Passato.

Esterni a ponente

Esterno, Polvere ritratta Tra pallidi buchi Del silenzio. Intermezzo, Stride il cardine Cieco di una luna Deposta, che  Pallida luce pone In rigetto Al finir nero Di una falda A ponente. Verrà una pioggia Ogni tocco di sera -E ogni balzo Che schiude mattina- A bagnare le terre Passate, Da poco riapparse, Per poco Riemerse. Sarà scura,  Tra i socchiusi Battiti E la scolorita Attesa Che incombe Ai piedi Di un' alba Indecente. Suo il sapore Sarà  Di un intenso Fragore Che un mondo Terso dischiude. Sarà l'attimo Perso,  Il nudo atto Disperso,  L' aprirsi In dono Dei tuoi occhi Un tempo Rannicchiati E appena socchiusi.

Respiri e bugie

Un bisogno tiepido, Resiste una città  Sola. Solo esiste Un Vago, buio  Di un cuore Brillio. Denso resiste Tra le lame Infinite di una Storia reietta Dagli scarni bordi Nel placido nulla Riflessi. Nel movimento Vano del giorno Disfatto, Una nuda vita In un solco  Di vetro Breve persiste, Ai limiti Di un arcipelago  Nudo, spoglio  Di candide bugie E di intensi respiri. Una visibilità fievole Il folto deserto  Di strade incolte  Sorvola. Rumorio ingaggia Il parco distrarsi Dagli occhi spenti In un interrotto Sporco fluire  Di onde cariche Di beata, incolta Subdola vanità.

Poesia

Mescola via L' evanescenza Ingorda Di questa notte In festa, Di fango E di urla, -Stanca degli Urti- Dai bianchi Sussulti, Che alberi verdi Di ombre perse Ebbra sorvola, E mesta trascina In un torbido Triste confine Fino all' ultima Scala posta Sul fulcro In cima Ad una salita.

Venature di ricordi

Tremula nudità, Risacca nel luogo Dei nostri ricordi. Curva un docile  Abbraccio, La stretta  Ferma, breve Si insinua. Flebili note, Arse memorie, Cenere accoglie Gli sguardi spersi Di stelle ammiccanti Che, col paco rumore Portato dal vento Sin qui riverse Poi giungeranno.

Mura di Ottobre

Scostano graffi Assorte melodie Lievi assurde Parvenze Sul sottosuolo Zitto Di questa  Scarna città  Dimenticata. Ondulate tracce Incidono Le mura Tra i minuti deposte. Un intricato assenso Rende solida La muta misura Del silenzio.

Il trovatore di sogni

Buia via soggiace, Accosta breve a un gregge smarrito Di frivole luci serali. Dondola  Il trovatore di sogni Smarrito Sul varco della Silente dimora Di un tempo Malfermo. Una sgualcita Fotografia tra  Le mani. Trema La sorda terra. Resta ancora Il lento passo Del candore Sfumato Nel sonno Degli sguardi Sinceri Di una notte. È vita solo il respiro di sera, Una sera verrà.

Un volto

Misto a un solo rumore Una tarda appariscenza Tra brividi d'ombra Trasale. Penombra fitta L' oscuro rimorso Di un damascato Ricordo Zittisce. Subito sale Nel silente connubio Una pioggia lieve Che in bruma  Di un volto riemerso Sparisce.

Una brace s'ode in lontananza

Un brivido denso, Un sibilo spento, Un sospiro intenso, Ed ecco, un battito Di ali, uno sguardo Sfiorato, un verbo Da poco non detto Mutano il corso Di un fiume Sorretto Da un cieco  Barlume, Dal tenue respiro Che scruta immenso E soggioga verità  Sparse nei petali, Tra le mani Del vento. Mera virtù  Tace e scompiglia Il bosco zittito Ai piedi dei nudi Ricordi, in cui brevi, Lontani un tempo Corremmo e stanchi Cademmo. Voracità,  Questo anelito Vano. Il sorso finito Non bacia neppure Il folto biancore Come il fu velare Leggiadro dei campi Di grano, che umili E fieri anelano Il canto, Una danza sincera E il lieve fragore Di tenui onde Che vengon silenti Dal vasto ventre del mare.

Risentirà una via un respiro redento

Via da un lento passato, Si accoccola una voce Vera Rimasta deserta Alla foce di questa Mesta serata, Orlo di incanto, Calice denso Nel nudo angusto Nido del tempo. Vibrano assenze, Ricordi di ieri, Torti e carezze, Abissi e misteri, Infranti accordi Diafani Tristi pensieri, E fragili storie  Nel torbido  Giogo Sfumate Che i passi deposti Han perso nel dono E vaghe e scomposte Han fatto ritorno Col capo inclinato E un pianto silente  Su una logora via  Lungo tersi sentieri.

24 settembre

Moto deserto Sorge a ponente. Una vaga frequenza Lenta si insinua  Tra battiti Nudi Di una fragile  Scarna, residua Carezza. Si infiltra Recondita -Tra vani deposti Abbracci di sera- Una scomoda, Placida brezza A un passo Dal mare. Nel fronte Di questo vasto Orizzonte Muta sfiora Il respiro Denso Di notte, E tra sfilacci Di bruma E resti dispersi  Di un ticchettio Delle stelle, Sfuma, risale e  Palpita. Riflette una dura Assenza di pace Il mite frastuono, Il suono che preme Iracondo e stremato -Nel crudo rilascio- Un risorto momento, Invaso dal fremere -Torbido e Acerbo-  Di questo Ristretto, Assorto Scorcio  Di tempo.

Spore

Zigzagare Asfittico, Ruba Una voce, Un tocco, Tedio Di chimica Assorta, Una piega In un angolo Di bocca, Una nebbia Senza età. Brucia  Il Riscatto Tradito Che mesto Piegai Tra sordide Falde E cunei Deflessi Ai piedi Contratti Di un mondo Stupito.

Vive ancora una terra

Leggiadro Sospiro Il  muto Caos Attorciglia Ai margini Densi Di un bosco Folto di nudi Respiri. Rivive ancora -In una luna Sorgente- Una curva Di fresca Immensità  Ove il tempo Negli occhi Ha un breve  Ristoro.

Poesia

Translucida  Abbonda tra  Le fredde risaie, Tra le strade  Fitte di sale, Su per le nude Discese, Tra le corde Di mute salite, Tra il calore Di un mare E il nitido Silenzio Che il Respiro Di monti Assale. Febbre  Di questa Prima Verità, Mistero  Di cui  Un mondo  Deposto Nel suo  Nutrimento Fu seminato. Il canto Si è perso Tra il brusio Del tempo. Intrude ogni Spazio -Dal fine ombrato Dismesso, Al vasto largo Sconnesso-. Sarà ricerca Questa lunga Nottata, Sarà attesa Di un dono Disceso Che mano Non coglie, Che regge Tra fili sottili  Una Luce  Vibrante, Una Nuova  Taciuta Giornata.

Poesia

Rende la stasi Recondita Un gomitolo Di Recessi e brandelli Un Assoluto Silenzio, Una nuvola sola. Sgombro il lontano Versante, nudo  Rigira Uno Spazio Costretto e nitido Nel terso Ristoro. La vita depone Il suo frutto, Lieve il capo Rigira e Si Addormenta. Vibrano in coro I passanti destini,  I confusi, tristi Rintocchi Che labbra taciute Infrangono. Un suono il gelo Protratto  Atterrisce, Nel cielo  Offuscato Stringe, Espande, Dipinge. Gocce di neve, Una parola sola L' ora nascente Abbraccia  E assottiglia, Tra rivoli densi Oscurati Da uno sguardo Annebbiato Che versa Nel lascito bruno Una ciocca distinta Di fini candidi fiocchi.

Besio 1860_ed 2025_ gran premio della giuria

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Poesia

Mesti sospiri, Languido sguardo, Strisciano nel  Soppiatto destino, Nel covo di un Vano, distratto Sogno rapito. Una promessa Di terra eleva Il suo capo, Il respiro Dubbioso Di notte. Si ode Lontano Di campane Lo strascico, Di desiderio Il lascito, Tra folte parole Di un lungo Incarnato Canto divino. Polvere e cenere  Ruban il ricordo, I resti di un giorno Che geme disfatta, Che fragile brucia  E denso atterrisce All' ombra di nubi Insane, Mansuete.   Sorgono strade nude, Disabitate, Al levarsi di un dono Caduto Sui salici nobili  Che un pianto Urlano ai monti  Deserti. Triste Ristoro ricercano Invano, Nel nudo Bisbiglio Di un cielo Che assi taciuti Ha deposto  In un'alba  Sconnessa Che rintocchi Balzanti Getta a ponente.

Poesia

Noto rumore Intrude una fosca Nausea assordante Nei cori di cielo Appoggiata. E scivola via,  Nel quieto giunger Di un masso fisso Di impuro Tedio. Sovrasta un puro Impeto Un fitto Tremolio,  Un fresco orizzonte  Che l' alba densa Ferma sorseggia.