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Visualizzazione dei post da ottobre, 2025

Recondita sete di un vano solfeggio

Nera rivolta scardina Un sole pieno a metà. Voce fluida, assorta Ribalta il tepore Costretto dai fini Lacci avvolti Di trucioli Di vene e desideri, Di lampi e di sogni. Vera rivolta, una faccia Avvolta da un grido Di sorte bruno a metà, assorto. Riecheggia Un cumulo crudo  Di grano, un lento Risveglio che non più Fa baccano. Nuvole e densi sospiri Sorgono all' alba di Ogni deserto, nel fiero Momento in cui il tocco È tardivo e giunge invano Alla recondita sete.

Di sangue il ricordo di un tepore marino

Fragili sorrisi, Vetusti, Calati -E colti Improvvisi- Spazzati via Redenti, Ancora  Frammenti E trucioli Fini Di un vano Momento, Ancora miscugli Di un tempo Frugale, Di un battito Lento. Resta di allora  Una muta Chimera Che mai Un sogno -Posto in  Disuso- Abbandonerà, Che mai un lungo Addio  Frammisto A uno schiocco, A un vuoto Boato, Nel muto  Frastuono  Dimenticherà. Trova in un cuore Il sangue e Il respiro, Il nome E il sigillo, Che teme  Finora L' affacciarsi A ponente, Di un fioco Rabbuio, Il seme Primorde Di un denso Mistero. Dondola ancora Il tenue tepore  Marino Tra le scaglie Di sabbie, Tra i resti  Di sale, E culla Dimentico Di una persa Libertà  Gocce e silenzio Tra fili Sottili, Trama nutrita Di fini ricordi.

Voce a maggese

Lurida assenza Il placido ventre Nel terso decoro Di primo meriggio Assapora. Ristora una voce Lontana Il vago ricordo Dei monti. Ritorna a placare Le zolle dimesse Il rintocco pacato Delle lunghe Campane  Di una sola nota Assurda Di breve e feconda Dolce Reminiscenza.

Di spine e sorsi di vita

Al culmine Fosco Di un nudo Versante Sorvola Una luna Le membra Deposte Su calici Assorti, Rivoli Densi di Ossa e apparenza. Sorgono In fondo Al marcio Liquame  Rotte sembianze. Girovagare In tondo Il silenzio Feconda Spine e Sorsi di vita. Rigide vane Insorgono Accanto Al fulcro Tormento Che vessa L' ancora Sorto Fiorito Manto Dei sogni Di un placido Allora.

Di bruma e vane sembianze

Densità senza riposo, Ristoro adorna Invano Tue mute sembianze. Lieve il costato tocca Luce frugale. Rugiada in fondo Brulica A questo strato Folto di bruma.

Passi del simile

Un unico tempo Stasi frastorna, Getta più in là, E infine deborda. Ribalta un suolo Denso, ricolmo Di attese e  Di pioggie Cadenti, Che un breve Respiro Congiunge, Disgiunge E di poco Un sussulto Teme e Riallaccia. Lento Un movimento  Continuo Perdona il tormento E infine sbiadisce. Al cospetto  Del crepitio Di un ultimo Focolare Scandisce Il fascio muto  Delle ore. Giunse al bivio Interrotto -Terso decoro- Il nudo passo Del simile, Con vesti Lacere da Fiero Viandante.

Decori

Una cancellazione  Domina i grotteschi Anfiteatri cullati Nella lorda vanità. Verità, le altre sere Verrai a scuotere Immensa Le estati malferme. Beltà che appari Non chiedere nulla Al supplizio Del giogo del tempo. Rimarrà una sola Cadenza, una fragile Foglia autunnale Che stretta si aggrappa Ai suoi bordi irrisolti Lungo la sua dura Caduta.

Affrante velleità

Pioggia lieve ticchetta Piano, fugge  Da uno sguardo riflesso Nei densi colori di un Molo lontano dai fitti Detriti di Questa scura via Che gronda immensità. Scuote un vano Bisbiglio l' attesa Improvvisa Di una salvezza. Fermo, il torbido Rumore di un fondo Mai giunto  Affranto Si genuflette Innanzi al coro  Di un falso Azzurro  Che brucia il Passato.

Esterni a ponente

Esterno, Polvere ritratta Tra pallidi buchi Del silenzio. Intermezzo, Stride il cardine Cieco di una luna Deposta, che  Pallida luce pone In rigetto Al finir nero Di una falda A ponente. Verrà una pioggia Ogni tocco di sera -E ogni balzo Che schiude mattina- A bagnare le terre Passate, Da poco riapparse, Per poco Riemerse. Sarà scura,  Tra i socchiusi Battiti E la scolorita Attesa Che incombe Ai piedi Di un' alba Indecente. Suo il sapore Sarà  Di un intenso Fragore Che un mondo Terso dischiude. Sarà l'attimo Perso,  Il nudo atto Disperso,  L' aprirsi In dono Dei tuoi occhi Un tempo Rannicchiati E appena socchiusi.

Respiri e bugie

Un bisogno tiepido, Resiste una città  Sola. Solo esiste Un Vago, buio  Di un cuore Brillio. Denso resiste Tra le lame Infinite di una Storia reietta Dagli scarni bordi Nel placido nulla Riflessi. Nel movimento Vano del giorno Disfatto, Una nuda vita In un solco  Di vetro Breve persiste, Ai limiti Di un arcipelago  Nudo, spoglio  Di candide bugie E di intensi respiri. Una visibilità fievole Il folto deserto  Di strade incolte  Sorvola. Rumorio ingaggia Il parco distrarsi Dagli occhi spenti In un interrotto Sporco fluire  Di onde cariche Di beata, incolta Subdola vanità.

Poesia

Mescola via L' evanescenza Ingorda Di questa notte In festa, Di fango E di urla, -Stanca degli Urti- Dai bianchi Sussulti, Che alberi verdi Di ombre perse Ebbra sorvola, E mesta trascina In un torbido Triste confine Fino all' ultima Scala posta Sul fulcro In cima Ad una salita.

Venature di ricordi

Tremula nudità, Risacca nel luogo Dei nostri ricordi. Curva un docile  Abbraccio, La stretta  Ferma, breve Si insinua. Flebili note, Arse memorie, Cenere accoglie Gli sguardi spersi Di stelle ammiccanti Che, col paco rumore Portato dal vento Sin qui riverse Poi giungeranno.

Mura di Ottobre

Scostano graffi Assorte melodie Lievi assurde Parvenze Sul sottosuolo Zitto Di questa  Scarna città  Dimenticata. Ondulate tracce Incidono Le mura Tra i minuti deposte. Un intricato assenso Rende solida La muta misura Del silenzio.