Poesia

Dai morsi inflitti 

Di un posto 

Celato,

Che fine tempo

Deturpa, non mi salvai.


Fuggii tra raggi

Di un'ombra silente,

nel piano destino.


Fui una pianura fredda,

Nel sangue il gelo

Di un angolo notturno

Dismesso,

Dimenticato.


Restai sospeso 

-su assi composte- 

Rette da grumi

Di sogni

E porte del vento.


Salvò il rivolo

Nascente un solo 

Rumore, che 

A tratti dentro 

-tra flutti

E caldi momenti-

Di bulbi di fiori

Ed di allori 

Sparsi

-E cadenti-

È custode.


Galoppa questa

Vaga rubiconda

Notte di cenere.


Salvami, da quel cuore

Immondo,

Che vaga nel cieco

Marciume.


Salvami in questo

Attimo, che a scorci

Di sole tagliente

Si inchina.


Tienimi per mano

Quando il tramonto

Esausto nel nido

Bollente

Il muto capo reclina.


Accarezza il mio 

Nudo pallore,

Tra densi conati

Di nulla 

Che balzano

Malfermi

Nelle tratte oscure

Di scivolati nomi.



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