Tu sei luce Che accarezza, Nel muto chiarore Di sera, Un sogno disperso, Che lieve sospira, Una placida brezza, Una stella lontana Che un mondo Irrisolto Con sguardo Attonito silente ammira. Sei voce Che giunge dai lievi Rintocchi di un mare. Sei terra che tende La mano. Sei tiepido scorcio, Muto, Che negli occhi di un cielo Silente Abbraccia il suo urlo. A Gloria
Pioggia lieve ticchetta Piano, fugge Da uno sguardo riflesso Nei densi colori di un Molo lontano dai fitti Detriti di Questa scura via Che gronda immensità. Scuote un vano Bisbiglio l' attesa Improvvisa Di una salvezza. Fermo, il torbido Rumore di un fondo Mai giunto Affranto Si genuflette Innanzi al coro Di un falso Azzurro Che brucia il Passato.
Invano deposto Sul ciglio fine Di un battito Fondo, Fermo Restai Brusco Assopito Ai lati scrostati Di un pallido Frigido Mondo. Mesto pensai A una sorte Marina, Alla riva Di incanto Che sfugge Distante. Lieve diradai -Nel fosco Silenzio Del grano- Le messi Raccolte Con tiepide Braccia. Al buio Silenzio Di quest'ombra Dipinta In opaco reale, Ancora Nel porto -Assorto Nel grigio Silenzio- Scostai La rotta Desueta Interrotta Di un pianto Trafitto. Lenta parola Vagava Nel rombo Disciolto Nel fango. Adagiato Breve Un respiro Sorgeva Su acque A venire, Su trecce Abissine Che radici Distaccano Brune Dagli occhi Socchiusi Di un fitto Scarno mondo. Invano accolsi Ai lati Di un sogno Le membra Sottili Di un passato Abbracciato Da un fuoco Sottile, Il mutare Lento A saltelli E balzoni Scostanti Di un loto Succinto Nel grembo Confine Di un fiore Ormai diradato.
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